Baggio-Del Piero: due pittori diversi. Il confronto
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Baggio e Del Piero hanno attraversato con la loro rivalità quasi dieci anni di storia calcistica tra la seconda metà degli anni novanta e la prima degli anni 2000. Rivalità, beninteso, creata più dalla stampa e dagli allenatori che da loro stessi. Ad accomunare i due giocatori, infatti, c’è sempre stata solo una cosa: un’educazione d’altri tempi. Entrambi schivi, come vuole la loro terra, il Veneto, educati e mai polemici, hanno rappresentato al meglio l’immagine del calcio italiano nel mondo. In molti hanno detto spesso che Del Piero fosse l’erede di Baggio. Non è così. Baggio e Del Piero erano calciatori molto diversi tra loro.
Amore e odio
Baggio e Del Piero sono stati molto diversi anche negli affetti sportivi. Il primo è stato, ed è tutt’ora, l’idolo di milioni di tifosi. Fin da quando cominciò a calcare la scena calcistica il pubblico di tutto il mondo lo ha adorato. In Nazionale, poi, era l’idolo indiscusso. Il suo gol in slalom alla Cecocsovacchia, ai mondiali del 90, lo consacrò come idolo indiscusso. Tutti lo amavano, eccetto gli allenatori. Da Lippi a Sacchi, da Ulivieri ad Ancelotti, non ne hanno mai capito la grandezza. O, forse, come sembra più logico, ne erano talmente invidiosi da volerla distruggere. Sacchi il presuntuoso, colui che non ha mai capito che senza i grandi giocatori, il suo calcio non sarebbe uscito fuori dalla parrocchia e lui non sarebbe mai diventato nessuno, è l’emblema della cecità dei tecnici dell’epoca. Ai mondiali del 1994 il suo calcio e il suo credo furono umiliati. Lì si dimostrò, inequivocabilmente, che il “maestro di Fusignano” non era neanche un allievo da asilo nido. Fu Baggio, con le sue magie, a trascinare l’Italia in finale. Tutti ricordano il suo errore dagli 11 metri con il Brasile, ma nessuno dice che quello sbaglio fu ininfluente. Anche avesse segnato, infatti, Pagliuca avrebbe comunque dovuto parare l’ultimo rigore per portare l’Italia ad oltranza, visti gli errori precedenti di Baresi e Massaro. Il pubblico gli perdonò anche quello. Lo rivolle a gran voce ai mondiali del 1998, quando un suo tiro, per poco non beffò Barthez ai quarti e mandò la Nazionale di Maldini in semifinale.
Del Piero al contrario, è sempre stato amato dagli allenatori e poco dai tifosi che non fossero di fede juventina. Da quando, nella stagione 1994-95, Lippi lo mandò stabilmente in campo, iniziando la staffetta con Baggio, tutti iniziarono a vederlo come un usurpatore. In Nazionale, poi, nulla gli fu perdonato. Dagli errori a Francia’98, a quelli in finale a Euro 2000 contro i Blues, Del Piero è sempre stato visto come un usurpatore, l’uomo che aveva cacciato Baggio dalla Juventus e lo aveva privato dell’azzurro. Perfino gli stessi tifosi juventini, dopo l’infortunio del’8 novembre 1998 che lo tenne lontano per nove mesi a causa della lesione del legamento crociato anteriore, iniziarono a dubitare di lui. Più gli allenatori lo facevano giocare, più i tifosi ne volevano la testa. I molti lo giudicarono finito. Probabilmente, se all’epoca fossero esistiti i social, si sarebbero sprecate i tweet o i post per insultarlo.
Due pittori diversi
Anche l’Avvocato Gianni Agnelli contribuì a suo modo alla rivalità tra i due. Per lui, Roberto Baggio, era Raffaello, un pittore eccelso in grado di disegnare capolavori con i suoi piedi. Del Piero, invece, era Pinturicchio, ovvero un artista senza dubbio bravo, ma comunque minore rispetto alla grandezza del primo. Per anni, Del Piero ha dovuto convivere con l’ombra di Baggio, nonostante lui i gol li abbia sempre fatti. E che gol: dalle “reti alla Del Piero”, al gol di tacco al Borussia in finale di Champions, a quello contro il River Plate che valse la Coppa Intercontinentale. Ciononostante è servito il mondiale del 2006 per riabilitarlo agli occhi dei tifosi. Il gol alla Germania in semifinale e il rigore trasformato con la Francia, in finale, sono stati una sorta di redenzione per lui. Se Baggio riceveva applausi dovunque giocasse, da Bologna, a Brescia, da Milano, a Torino, ed era capace di unire tutte le tifserie, anche le più acerrime rivali, Del Piero ha dovuto faticare per farsi apprezzare. Il 2006 è stato il suo anno. Il mondiale vinto, la scelta di rimanere alla Juventus nonostante la retrocessione in serie B, hanno finalmente fatto capire al pubblico che persona e che giocatore fosse.
I gol indimenticabili
Ci sono due gol che non si possono dimenticare di Baggio e Del Piero. Non i più belli della loro carriera, ma quelli con più significato. Per Baggio scegliamo quello datato del 1 aprile 2001 contro la Juve. Lancio da centrocampo di un giovanissimo Pilo per il numero 10 che, con un controllo irreale, riuscì ad addomesticare il pallone e contemporaneamente a scartare Van Der Saar, prima di depositare in rete. Lì si capì la grandezza senza età di Roberto Baggio, quella grandezza che neanche il Pallone D’Oro conquistato nel 1993 era servito a conferirgli.
Per Del Piero, invece, il gol simbolo è datato qualche mese prima, 18 febbraio 2001, a Bari. Quello era il periodo più difficile per Pinturicchio. Non era stato semplice riprendersi dall’infortunio. In più aveva subito anche un grave lutto famigliare, la morte del padre, che lo aveva toccato profondamente. Quel gol, fu una liberazione. Del Piero ricevette palla fuori area e puntò la porta, ubriacò di finte un difensore e poi con un colpo sotto battè il portiere. L’urlo liberatorio subito dopo il gol, dice molto di ciò che stava vivendo.
Baggio e Del Piero. Del Piero e Baggio. Anche il loro addio al calcio fu diverso. Baggio si ritirò il 16 maggio 2004, a San Siro, contro il Milan. Tutto San Siro si alzò in piedi pe lui per rendere omaggio al Divin Codino, l’uomo che per quasi vent’anni fece sognare milioni di tifosi.
Il ritiro di Del Piero, invece, è stato mesto. Nessun grande pubblico ad acclamarlo se non quello del Delhi Dinamos, in India. Due anni prima, infatti, la Juventus gli aveva dato il benservito non rinnovandogli il contratto. La sua ultima gara bianconera fu il 1 maggio 2012 contro l’Atalanta tra le lacrime degli juventini. Popolo e Juventus, Juventus e Popolo. Di fatto è questa la più grande differenza tra Baggio e Del Piero.
Davide Luciani
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